Il mio San Barnabé

Il mio San Barnabé

Nel giugno dello scorso anno ho avuto la fortunata,o forse cercata e desiderata,ventura di vivere l’intero mese a Logroño (capoluogo di La Rioja,la più

piccola delle diciassette regioni spagnole). Questa magnifica opportunità mi è stata

data dal CEMEA, una onlus che con i fondi della comunità europea, e non solo,

organizza esperienze di apprendimento attraverso la mobilità.

Il viaggio, l’alloggio e il vitto sono a carico di questa onlus, mentre a me e agli altri

volontari è richiesto di lavorare gratuitamente.

Durante l’intero periodo ho vissuto esperienze per me ricche e dense sia sotto il profilo umano che quello di apertura verso una realtà diversa dalla mia Roma e dalla

mia Italia – come forse è anche normale che accadesse… È proprio in seno alla conoscenza e all’incontro di luoghi, di usi e di costumi di mondi altri rispetto ai miei

che desidero dar risalto alla festa di San Bernabé (San Barnaba per noi italiani!).

 

L’evento si svolge ogni anno, a Logroño, dall’8 al 12 giugno ed è dedicata al patrono

della cittadina che è festeggiato il giorno 11.

Durante queste quattro intense giornate vengono rievocati l’assedio, la resistenza e infine la vittoria del popolo del posto sulle truppe dell’esercito francese di Francesco

I.

La tradizione narra che il vino custodito nelle cantine, il pane frutto del grano tenuto

nei granai e il pesce furtivamente pescato dalle acque del fiume Ebro, consentirono agli abitanti di sopravvivere per tutto l’assedio. Il cibo arrivava attraverso corridoi sotterranei che si dipartivano da porte scavate nelle mura di cinta. L’annuale rievocazione religiosa ha finito per sposare il dato storico, poiché la disfatta francese

ci fu il giorno dell’11 giugno che è lo stesso giorno in cui cade la festa del santo. L’accaduto viene ricostruito nei quattro giorni di giugno mediante una serie di rituali

e precisi appuntamenti. Ha luogo una speciale processione in cui il sindaco sventola

la bandiera nel punto esatto dove sorgevano le porte della città. I cannoni sparano a

salve e presso la porta di Revellín, edificata nel XVI secolo a memoria della vittoria,

vengono offerti pane, pesce e vino (lo stesso cibo che, all’epoca, sostentò il popolo).

Le strade si popolano di persone abbigliate da capi che ripropongono in tutta la loro

magnificenza quelli del momento storico cui risalgono i fatti.

Gruppi musicali eseguono brani del tempo e tutta la città è rallegrata da un’infinità di

coloratissime bancarelle.

Logroño diventa un pullulare di gente e turisti che accorrono appositamente dai paesi

limitrofi per prender parte visivamente e non solo all’incalzare di tutte le festose manifestazioni. Anche io, come tantissimi, sono stata vorticosamente rapita dal turbinio degli eventi senza quasi accorgermene e mi sono ritrovata a viverla con lo stesso spirito di quando, bambina, venivo portata nelle sagre e nelle feste dei paesi vicini al mio… ed era tutta una luce… tutto uno sfavillante brillare…

Consiglierei a chiunque di vivere esperienze del genere, di darsi la possibilità di riscoprirsi bambini, di ascoltare il “fanciullino” di pascoliana memoria e la sua capacità di meravigliarsi… oltreché, naturalmente, la possibilità di arricchirsi umanamente adoperandosi in modo concreto verso gli altri, esperienza di cui non si è mai, fortunatamente, sazi!!!

 

Liviana De Nardis

01/06/2011-29/06/2011 Logroño, Spagna

Progetto GO50+

CEMEA del Lazio

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