Cariño!

Cariño!

Cariño! Difficile scrivere questa parola sulla tastiera italiana, perché bisogna andare a cercare la tilde … e perché è un termine che comprende molte cose; letteralmente significa affetto, ma qui ci si rivolge così ai bambini (come il nostro “tesoro”) e… anche agli adulti! Questo infatti è il saluto che mi rivolge la proprietaria del bar “Il Punto” che mi serve il “cortado” (il nostro caffè macchiato) con un pasticcino e un sorriso grande così,quando mi fermo per la pausa di metà mattina.

Il sorriso e l’accoglienza sono, credo, quasi geneticamente incorporati nei geni degli abitanti d Logroño e della regione della Rioja in generale.  Dipenderà dal fatto che abitano in una cittadina tranquilla, punteggiata da parchi e giardini a profusione, con impianti sportivi megagalattici, con vicoli e viette dove si gustano “pinchos” di ogni tipo fra chiacchiere e “copite” di vino, boutiques di lusso e negozietti irresistibili?

Voi che dite? Dipenderà  forse dal fatto che si vedono in giro persone che passeggiano tranquillamente e che partecipano a un sacco di attività di animazione e condivisione sociale, e persone appassionate del loro lavoro sociale che instancabilmente sensibilizzano, lavorano, promuovono un’attenzione costante alla collettività? E quando dico persone intendo TUTTI: anziani che si spostano con le carrozzelle motorizzate, disabili di tutte le età che partecipano a sfilate di moda solidali, clown che coinvolgono bimbi e adulti nei quartieri multietnici per pubblicizzare le mille attività che si organizzano qui tutti i giorni, donne che riprendono in mano la loro vita e partecipano a innumerevoli corsi di formazione (gratuiti) per tornare al lavoro o inventarselo, valenti cooperatori che riforestano monti e ricoltivano orti abbandonati ottenendone verdure superbiologiche.

Tutto idilliaco? Certo che no, anche qui la crisi morde, e la fila davanti al Centro per l’Impiego non è corta, molti negozi sono chiusi e restano insegne impolverate che promettevano abiti di tendenza o cibi deliziosi. Però la qualità della vita è decisamente diversa; ti accorgi che la rete di tutti i servizi pubblici è presente, efficiente e per il momento meno cara per i cittadini di quanto avviene per noi italiani.

Gli stereotipi sulla Spagna e gli spagnoli cadono rovinosamente uno dopo l’altro; nel quartiere dove vivo vige un certo ordine “svizzero”: persino i vasi sui balconi sono della stessa grandezza e i fiori tutti dello stesso colore o coordinati perfettamente fra loro; sull’autobus extraurbano le persone (non tutte) mettono la cintura di sicurezza; se accenni ad attraversare (sulle strisce, però!), le macchine si fermano al 110% (dovrò ricordarmi della differenza quando tornerò a Torino, per evitare di farmi investire il giorno del rientro!), e così via. Il capitolo pulizia merita un discorso a parte: oltre a esserci una differenziata impeccabile, le vie del passeggio sono sempre pulite, ad eccezione dei bar, dove ci hanno spiegato che le cartacce sul pavimento sono  quasi un segnale della buona reputazione di quel locale (più cartacce, più clienti, che vanno lì proprio per  cibo e bevande buoni), e vengono tolte tutte insieme alla chiusura per questioni di praticità.

I dintorni? Belli, di quella bellezza tranquilla che deriva dal disegno dei campi e soprattutto dei vigneti, con punte di maestosità nelle chiese, che sono nel contempo severe e sfarzose, nei monasteri (ah, il chiostro della chiesa de Los Reyes a Najera…!), nei paesini , e soprattutto nelle aree verdi che hanno disegnato un po’ ovunque. Dimenticatevi il traffico, le code, la fretta, lo stress.

E se si vive con meno stress, c’è più posto per il …cariño!

 

Carla Artusio

07/05/2014 – 04/06/2014 Logroño, Spagna

Progetto Go in Europe 50+

Cemea del Lazio

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